“Mi chiamo Luca Moggi, ho 50 anni e a febbraio di quest’anno ho avuto un grave incidente sul lavoro: ho perso il mio arto destro”.
Così scrive Luca che per la prima volta parla pubblicamente della sua esperienza e della sua vita dopo un importante incidente che lo ha visto coinvolto.
“Non voglio raccontarvi la difficoltà di vedersi ogni mattina sfigurato, della sensazione di solitudine che si prova in questo stato, ma di ciò che non avrei mai immaginato prima: chi perde un arto, costantemente ogni giorno, prova la sensazione di averlo ancora attaccato al corpo.
Una sensazione strana e un disagio costante. Vai al bar e il tuo cervello ti dice di prendere la tazzina proprio con il braccio che manca; vuoi fare una carezza a tua moglie e sempre il comando va verso la mano che non c’è più.
E se questo non basta – prosegue Luca – a farti impazzire c’è il dolore a volte insopportabile, le scosse elettriche, il formicolio e il prurito continuo.
Tutto questo ha un nome, si chiama ‘Sindrome dell’arto fantasma’. La domanda che ti fai è: sarà così tutta la vita?
Per dare una risposta a questo quesito mi sono recato alla Casa della Salute di Bagnoregio dove mi hanno preso in cura”.
La Asl di Viterbo, con disposizione della dott.ssa Daniela Donetti, ha da poco autorizzato dott. Ivano Mattozzi, responsabile della struttura, all’utilizzo di una macchina per una terapia innovativa: la Scrambler Therapy.
“Tra l’entusiasmo e lo scetticismo – racconta Luca – è prevalso in me il ‘proviamo, basta che se ne esca’.
Mi è stato spiegato che la macchina, attraverso degli elettrodi applicati intorno a quel che restava del mio arto superiore destro, avrebbe generato dei neurotrasmettitori artificiali che, sfruttando le stesse vie del dolore, avrebbero trasmesso al mio cervello messaggi di ‘non dolore’.
Ci avreste creduto?
Io no, ma dopo la prima seduta alcune percezioni dolorose erano sparite.
Adesso sono alla settima terapia, ho tolto alcuni farmaci che prendevo per il dolore e sto meglio!
Tra poco finirò il mio ciclo di 10 sedute e spero di stare sempre meglio.
Per questo voglio ringraziare il dottor Ivano Mattozzi, responsabile della Casa della Salute di Bagnoregio, la dott.ssa Cristina Natalizi, coordinatrice della Casa, tutte le infermiere e le fisioterapiste per le cure e il supporto che mi hanno dato.
Vorrei ringraziare inoltre il Direttore generale della ASL di Viterbo, dott.ssa Daniela Donetti, per aver fatto in modo che questa macchina fosse provata su di me con successo”.