RASSEGNA STAMPA Corriere Salute 21 novembre 2019
Scrambler therapy contro il dolore cronico: ecco come funziona la terapia mininvasiva basata su una stimolazione elettrica
La scrambler therapy è una terapia mininvasiva che grazie ad una stimolazione con degli specifici elettrodi è in grado di intervenire direttamente sul cervello in modo da indurre un’informazione di “non dolore”. A parlare di questa novità è il Responsabile della Terapia del Dolore dell’Ospedale Niguarda.
Cosa c’è dietro questa terapia?
E’
una tecnica di stimolazione elettrica non invasiva che consente di
alterare la comunicazione e l’elaborazione del dolore superando la
percezione negativa.
In pratica se si pensa al classico schema di trasmissione dell’impulso,
questo prevede le terminazioni periferiche che fanno da sensore, le vie
di conduzione che convergono nel midollo per poi arrivare al cervello
dove queste informazioni vengono elaborate nella sensazione dolorosa. E’
a quest’ultimo livello, che la scrambler va ad incidere, agendo come un
neurone artificiale che invia alla nostra “centralina di elaborazione”
un messaggio di “non dolore”. In tutte le altre terapie, come ad esempio
quella farmacologica, il principio, invece, è quello di ostacolare la
conduzione dello stimolo doloroso.
Semplificando si può dire che questa terapia agisce direttamente sul “nostro processore”, senza cercare di interferire con la conduzione degli impulsi sui “nostri cavi”…
E questo è un punto di forza. Pensiamo ad esempio alla sindrome dell’arto fantasma, dove il paziente avverte dolore ad una parte del corpo che gli è stata tolta. Questo fa capire quanto la distorsione delle vie di trasmissione del dolore e il cervello stesso giochino un ruolo fondamentale nell’avvertire la sofferenza. Andare ad agire direttamente a questo livello rappresenta una svolta. Per questo nella sindrome da arto fantasma la scrambler therapy è molto efficace.
In quali altri casi si utilizza la scrambler therapy?
In
questi sei mesi l’abbiamo sperimentata con successo contro diverse
forme di neuropatie, tra queste quelle posterpetiche. Parliamo di
persone che hanno avuto il fuoco di Sant’Antonio e su cui
l’infiammazione ha prodotto delle forme di dolore cronico.
La terapia si è rivelata efficace anche sui pazienti oncologici,
interessati da metastasi ossee. Poi ci sono tutte quelle forme in cui il
dolore è la conseguenza di un intervento chirurgico.
Si tratta di sedute completamente indolore?
Sì, il paziente si sdraia sul lettino e la terapia si realizza grazie ad elettrodi, simili a quelli che si utilizzano per un semplice elettrocardiogramma, che vengono posizionati in prossimità dell’area dolente. Quindi l’operatore imposta sulla macchina il livello d’intensità richiesto e si procede con la terapia che mediamente dura intorno ai 30-40 minuti. Il ciclo terapeutico è composto da circa 10 sedute. Spesso già dai primi istanti il paziente sente sparire lo stimolo doloroso. Questo effetto permane anche una volta completato il trattamento o comunque porta ad un’attenuazione del dolore anche a casa.
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